Una piacevole sorpresa, un crescendo di emozioni e di risate, un pout pourri di novità. Norberto Midani in scena è come un turbine che si annuncia a folate e spesso raccoglie, per poi sparpargliarli senza ordine, avanzi post moderni e kitsch, invenzioni e genialità in un pulviscolo incoerente ed impazzito.
Un\’impresa titanica che soltanto un grande professionista riesce a compiere.
Per lui non esiste un filone unico: un pezzo può funzionare al meglio se supportato dalla mimica, piuttosto che dal linguaggio o dalla vena satirica.
Nato per stare sul palcoscenico, propone una comicità coinvolgente e sferzante, mai volgare, sostenuta da un linguaggio godibilissimo e da una gestualità straordinaria, nella convinzione che il cabaret non si può catalogare: è musica, demenzialità, monologo, politica. Cabaret- sostiene-, significa innanzitutto rapporto immediato e diretto ben lontano da certe mortificazioni televisive che in alcuni casi hanno contribuito alla standardizzazione del genere.
Il tutto narrato coll’indispensabile aiuto della musica eseguita dal vivo e con il coinvolgimento del pubblico perché per Midani la satira è libertà di dialogare con gli spettatori per coinvolgerli in esilaranti improvvisazioni.
“Non sempre hai davanti un pubblico preparato, che viene a vederti per scelta, per cui le reazioni non sono sempre le stesse, ma il meccanismo che usi sì: lo scopo è quello di portare il pubblico al finale che t’interessa, naturalmente senza che se ne accorga. L’abilità di questo modo di fare cabaret è non dare mai niente per scontato, senza seguire dei filoni prestabiliti, ma trovando ogni volta i tempi e i ritmi più adatti al pezzo: le note sono sette per tutti, poi ci sono Beethoven e Pupo…”