Il metereologo

“Colonnello colonnello, farà brutto oppure bello?” L’ho sentito cantare da un gruppo di bambini quando l’unico a fare previsioni era il colonnello Bernacca. Una figura dolce e rassicurante, non c’era mai certezza nelle sue parole, parlava delle previsioni meteorologiche come noi parliamo del futuro, con preoccupata speranza. I critici più cattivi in quegli anni usavano un tormentone di tipo cabarettistico: “Cosa ha detto il colonnello? Ha detto che fa bello. Allora prendi l’ombrello”. Se la previsione non ci azzeccava, c’era anche chi, con accento romagnolo, difendeva il colonnello con frasi filosofiche come: “Il tempo fa quello che vuole, caro colonnello: non possiamo sapere se domani siamo vivi, figuriamoci se possiamo sapere se piove”.
Non so se in quegli anni si usasse già il satellite, so che la parola satellite nelle previsioni meteo non si sentiva mai. Oggi il satellite impera a tal punto che proporrei di cambiare il titolo di metereologo con “satellologo”: come ci mostra il satellite, come conferma il satellite, il nostro satellite ci fa notare… Magari Giugliacci il giovedì non esce con gli amici ma con il satellite. Da voci indiscrete sembra che il famoso meteorologo di Mediaset, una volta appresa la notizia che il suo collega giapponese si è scusato in diretta televisiva per aver sbagliato la data di previsione della fioritura primaverile, gli abbia telefonato piuttosto seccato dicendogli: “Ma cosa ti scusi, che metti in crisi la categoria. Se i ciliegi non fioriscono è mica colpa nostra, siamo meteorologi mica periti agrari”.Dal satellite
Gino Pusini, il mio macellaio, sostiene: “I meteorologi sono tutti mafiosi d’accordo con la Pirelli, loro lo sapevano che l’inverno sarebbe stato senza neve, ma non hanno detto niente. Se lo dicevano, io le gomme da neve non le compravo, invece devo sopportare il ghigno del mio gommista che mi guarda e ride”. Questo è un chiaro caso di “meteoeconomia”, potremmo aprire un’inchiesta. Se Giugliacci sapeva perché non ha parlato? Mi sorge un grave dubbio: perché nessuno dei parenti di Giugliacci quest’anno ha cambiato le gomme? Voglio al più presto il parere del Gip.
Nell’antichità, per le previsioni ci si affidava ai chiaroveggenti, sensitivi e medium, ma pochi si prestavano, perché bastava sbagliare una volta e zac… via una mano. Sbagliavi la seconda volta e addio alle mani: meglio parlare coi morti che fare previsioni meteo.
Sky, la nota rete televisiva a pagamento, ha un canale che fa previsioni 24 ore su 24. I suoi meteorologi sembrano tutti figli di Nurejev. Li vedi quasi danzare mentre ti danno la temperatura di Danzica. Le mani dei nostri “meteoattori” accarezzano, con movimenti coreografici: mezza Europa, l’America e l’Asia. Mentre esco dalla mia casa a Cinisello Balsamo, che di balsamico poco ha, cullato dal rumore della metro, mi domando: “Ora che so che ad Addis Abeba la temperatura è 24 gradi con vento da nord est, e sulle isole britanniche è in arrivo una forte perturbazione io a chi lo dico?”.
Dimenticavo mi hanno detto che via internet si possono fare previsioni personalizzate, come dire “meteo-fai da te”. Ma con la vita frenetica di oggi non ho tempo, da dedicare al tempo. Continua la collaborazione con l’attore e autore di testi di teatro e cabaret. Che questa volta ci racconta il ritorno dalle grandi vacanze
I sintomi sono: un leggero ma persistente senso di vuoto allo stomaco, tachicardia con accelerazione dei battiti, visione monocromatica tendente al grigio, sguardo non oltre i dieci metri, voce roca come da primo risveglio, silenzi prolungati interrotti ogni otto minuti circa da suoni carichi di ansia come: e vabbè, è la vita, che tempo, che schifo, è già, ecc.
È l’inconfondibile “mal da rientro”: colpisce tutti, dall’intellettuale di sinistra all’ultrà dell’Atalanta, dal praticante yoga al topo da osteria, dall’onorevole al disonorevole. Anche i nostri soldati li facciamo rientrare dall’Iraq, ma per evitar loro il mal da rientro li mandiamo subito in Libano. Non c’è niente da fare, è una malattia sociale.
Non so spiegarmi perché per noi esseri umani il rientro sia così terribile.
Vorrei sapere come mai quando parti in vacanza per la Grecia, il traghetto ti sembra un veliero azzurro che solca libero e felice le spumeggianti acque dell’ellenico mare, mentre quando rientri lo stesso identico traghetto ti sembra un gommone pilotato da scafisti albanesi senza scrupoli che stanno tirando a sorte su chi buttare in mare.
Come mai hai salutato il tuo capo in ufficio quando sei partito con aria estasiata, positiva, quasi trionfale, anche un po’ dispiaciuta, perché in fondo il tuo capo non è un cattivo uomo, e di ritorno dalle vacanze invece lo guardi come un carcerato in libertà vigilata guarda il direttore al rientro dopo due giorni di permesso. Perché gli abitanti della via dove vivi da 40 anni, quando rientri, ti sembrano alieni pronti a distruggere il pianeta, li saluti con cortesia ma vorresti avere “l’arma letale” per eliminarli senza lasciar tracce?
È la malattia da rientro.
Forse è proprio la parola rientro che ci terrorizza, dall’origine della nostra storia. Qualcuno avrà provato che significa sentir dire al proprio direttore di banca, verso le otto e trenta di mattina, l’angosciante frase “bisogna rientrare: il fido lampeggia in rosso”.
Quando il mare è in tempesta bisogna rientrare. Quando si esce la sera bisogna rientrare. Quando si va fuori di testa bisogna rientrare. Anche dopo avere partecipato all’Isola dei famosi bisogna rientrare. A Egidio, un vecchio marinaio romagnolo, chiesero: “Secondo lei che ha grande esperienza, con un tempo così si può uscire in barca?” Lui rispose: “Uscire si può sempre, è rientrare che è un casino”.
Dopo la lotta col drago il cavaliere rientra sfinito al castello, per noi le vacanze sono il drago, il problema è che non tutti rientrano al castello. Il tuo appartamento diventa stretto e soffocante, le urla dei bimbi che sembravano un angelico coro accompagnato dal rumore dell’onda, diventano latrati di belve feroci in attesa davanti al frigorifero. Questa è la “rientrite acuta”; ma non preoccupatevi: per far passare tutto basta pensare “dove” andare in vacanza a Natale.
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